Leggende e superstizione


 

 

 

Le janare

Il noce di Benevento
Il noce di Benevento

 

"Oggi è sabato". Se vi trovate a parlare con qualche persona anziana e pronunciate queste parole, molto probabilmente vi racconterà parecchi aneddoti che riguardano le famigerate janare. Le janare rappresentano un vero e proprio leitmotiv del folklore paupisano. Il nome potrebbe derivare dal latino ianua che deriva a sua volta da Ianus, Giano bifronte, una divinità romana con due facce e la capacità di vedere in due direzioni diametralmente opposte nello stesso tempo. Ianua in latino, oltretutto, significa "porta" e quindi il nome di queste streghe potrebbe derivare dal fatto che esse ,si dice, entrassero in casa attraverso la porta, anche sfruttando la loro natura incorporea. Si credeva  che fossero responsabili del senso di soffocamento e peso sul plesso solare di chi accusava questi disturbi la notte, durante il sonno; che facessero il malocchio e sapessero pure toglierlo in cambio di qualcosa.; che rapissero le persone facendole ritrovare inspiegabilmente in luoghi distanti da casa e in stato confusionale  (si diceva "s'hanno collato" , vale a dire "l'hanno preso e portato via", riferendosi a qualche sventurato cui era capitata la spiacevole esperienza). Pare che il loro tallone d'achille fosse la mania di contare. Se si sospettava che qualche anziana fosse una janara e per evitare le sue arti oscure, molti gettavano a terra il sale fino (non quello grosso) perchè erano certi che la strega si sarebbe fermata a contarne i grani. Altri ponevano una scopa di paglia dietro la porta d'ingresso perchè erano sicuri che la janara si sarebbe fermata a contare  i fili di paglia perdendo tempo fino all'alba . Alle prime luci del mattino la strega si sarebbe data alla fuga . Altri ancora cospargevano l'uscio di sale fino recitando le parole "Ianà vieni pè sale". Se il giorno dopo qualche vecchietta si fosse recata  presso l'abitazione in cerca di sale, magari poteva trattarsi di una janara. Le janare erano classificate in due categorie: la janara "imparata" e la janara "nata". Si dice "nata" quando nasce il 25 dicembre nell'ora in cui nacque Cristo: questo tipo di janara era quella che compieva i dispetti entrando, solitamente, nelle masserie. Spesso in queste masserie si trovavano i cavalli sudati con la criniera piena di treccine, vero divertimento delle janare.

La janara "imparata" era quella che aveva ricevuto i poteri da un'altra , in punto di morte , ed era molto più crudele; si diceva che prendesse le ragazze incinte e le violentasse per farle abortire. A tal proposito, quando parlavano delle janare, tutte le donne incinte, con un gesto scaramantico, alzavano le mani al cielo dicendo "Oggi è sabato" e facendosi il segno della croce tre volte, così come altre persone che le temevano. Le janare , difatti, erano abituate a fare i dispetti alla gente il martedì ed il venerdì e gli altri giorni, per il popolo, erano dedicati a Cristo.
Si racconta che le janare per spiccare il volo su di una scopa detta "granata" ,si spalmassero un unguento sotto le braccia.
Pare che i nostri avi conoscessero, tra le altre cose,  un metodo infallibile per intrappolare una janara : nel mese di giugno, periodo in cui c'è il grano, occorreva tagliare un mazzetto di grano con un falcetto e conservarlo. La sera del 24 dicembre, quando si celebra la Messa di Natale di mezzanotte, la persona che aveva tagliato il mazzetto di grano, vestita con gli stessi indumenti che indossava il giorno del taglio del mazzetto e con addosso lo stesso falcetto utilizzato, doveva ascoltare la Messa all'ingresso della chiesa, insieme ad un'altra persona che doveva appostarsi presso un'eventuale uscita secondaria. Alla conclusione della Messa, tutte le persone normali sarebbero rincasate uscendo dalla chiesa, le janare sarebbero restate dentro l'edificio, in preda all'ansia .

 

 

 

 

 

Scarica la preghiera di San Cipriano per togliere il malocchio
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Il malocchio

Il termine "malocchio" ,in genere, sembrerebbe essere in relazione con un'azione magica (volontaria o involontaria) da parte di chi guarda con invidia altre persone o desidera beni appartenenti ad altri, causando in queste persone senso di malessere generale, mal di testa e altri sintomi. La sua origine è antichissima, basti pensare che già nel mondo romano veniva indicato con i termini "oculi maligni, obliqui, urentes". Lo scopo di queste poche righe ,tuttavia, non è certo un'esegesi storica del fenomeno della iettatura (l'arte oscura di praticare il malocchio), né tantomeno una difesa della superstiziosa pratica. E' una tradizione folkloristica, popolare, e come tale è bene fare di tutto per non reiettarla, vincolandola strettamente al microcosmo paupisano. I metodi tramandati dagli anziani del paese per individuare e togliere il malocchio sono molteplici e variegati nelle formule e nei dettagli ma , in comune, hanno il metodo dell'acqua e dell'olio. Per il rito le donne anziane si avvalevano di acqua , olio e in alcune varianti, di una candela benedetta : mettevano l’acqua in un piatto, accendevano la candela.  La persona che sospettava di essere stata colpita dal malocchio, toccava con la mano sinistra il piatto contenente l’acqua e con la destra la spalla dell’operatore che , nel mentre, aveva tracciato un segno di croce sulla fronte della persona colpita e un altro poi  sul piatto con l’acqua. Terminati i segni di croce la persona colpita poteva togliere le mani dal piatto e dall’operatore.L’operatore a questo punto prendeva la brocchetta con l’olio, facendo  cadere una prima goccia nell’acqua : se la goccia non restava compatta ma si "sbriciolava" tendendo a mescolarsi con l’acqua, era già segno certo che la persona era colpita da malocchio o invidia. Si lasciavano cadere quindi altre due gocce d’acqua : nel caso avessero  confermato il risultato di prima (ossia le gocce d’olio che sembrano sparire nell’acqua) si poteva procedere alle orazioni e formule per "togliere" il malocchio. In genere era molto usata questa antica orazione che alcune officianti il rito recitavano interponendola a segni di croce : "Oh padre potentissimo! Oh madre la più tenera delle madri! Oh esemplare ammirabile della materna tenerezza! Oh figlio, fiore dei figli! Oh forma di tutte le forme! Anima, spirito, armonia di tutte le cose. Conservateci, proteggeteci, guidateci, liberateci da tutti gli spiriti maligni che ci assediano continuamente senza che noi lo sappiamo. Amen"

Dopo qualche minuto, narrano, era possibile intravedere nel piatto le gocce di olio che avevano preso o la forma di un cerchio oppure di un bastoncino : nel primo caso , era segno che il malocchio proveniva da una donna, nel secondo caso, che  era stato fatto da un uomo. Subito dopo seguivano altre formule per "liberare" dal malocchio il malcapitato. Spesso occorreva versare altre gocce di olio, perché le prime risultano insufficienti a determinare la presenza del malocchio : in questo caso era segno che il malocchio fosse di forma lieve. Una variante di questo rito consisteva nell'utilizzare la candela benedetta per bruciare l’olio versato nel piatto : in tal caso le gocce da versare inizialmente erano cinque . Con lo stoppino della candela benedetta acceso, si tentava di bruciare l’olio . Quelle che formavano un anello tentando di "fuggire" la fiamma dello stoppino, erano assolutamente da bruciare in quanto negative.
Quelle che si fossero lasciate catturare dal miccetto, andavano bruciate definitivamente sulla candela benedetta : se fossero bruciate friggendo, ossia con il caratteristico rumore dell’olio che brucia, non c’era malocchio. Se invece fossero "bollite" senza far rumore andavano assolutamente bruciate consumandole fino alla fine. Poteva capitare che le gocce versate nell’acqua si fossero espanse assumendo forme svariate : avrebbero dovuto essere accuratamente raccolte dal miccetto e bruciate per intero in tutta la loro forma. Da ultimo va ricordato che se le gocce, raggiunte dal miccetto, bruciando producevano una bolla, era segno che esisteva "una volontà" che cercava di sopraffare il pensiero del colpito.

Una variante a questo rito consisteva nell'utilizzo di forbici e sale grosso: bisognava , ancora una volta, versare l'acqua in un piattino e lasciarvi cadere dentro poche gocce d'olio per poi osservare come esse si fossero addensate. Se si disponevano in tante goccioline, era segno di malocchio; se ,invece, avessero assunto la forma di un'unica macchia, non c'era niente.

A questo punto le donne anziane recitavano un crogiuolo di scongiuri e preghiere cristiane , facevano croci sul piatto e sulla fronte del "paziente". Era necessario , per completare il rito, gettare l'acqua e l'olio del piattino dalla finestra, lavarlo accuratamente col sale grosso, sciacquarlo e asciugarlo e ripetere il rito finché la macchia d'olio non si fosse presentata in forma compatta. Un'altra variante, ancora, prevedeva l'uso di forbici da gettare nel piatto ad un certo punto del rito.

Abbiamo inserito come download all'inizio del testo, la preghiera di San Cipriano di Cartagine, vissuto nel III secolo d.C., un metodo per così dire "più ortodosso" rispetto a quelli tramandateci dal folklore. 

Ad ogni modo,per sdrammatizzare, vi proponiamo un interessante metodo alternativo nel video che segue!

 

 

Di seguito un interessante video tratto da un documentario del canale satellitare Marco Polo su Benevento, in cui si parla anche delle famose streghe: